Un po' di storia...
Lo Stato della Città del Vaticano fu creato nel 1929, quando il papato e il governo italiano firmarono un concordato, chiamato "Patti Lateranensi", che stabilì il rapporto tra Chiesa e Stato e pose fine alla decennale disputa tra di essi. Questa controversia, nota come "questione romana", ebbe inizio tra il 1860 e il 1870, quando, con la nascita dello stato italiano, il papato fu costretto a rinunciare alla sua autorità su Lazio, Umbria, Marche e Romagna (cioè le aree che costituivano l'ex stato ecclesiastico). Quando le truppe italiane entrarono a Roma, il 20 settembre 1870, Papa Pio IX, credendosi vittima di un'usurpazione, decise di ritirarsi nei palazzi del Vaticano. Da quel momento in poi né lui né i suoi successori vollero allontanarsi da quella residenza, finché nel 1929 fu proclamata la Città del Vaticano, uno stato situato sul territorio del comune di Roma, ma indipendente dall'Italia e interamente soggetto al Papa. Il Concordato del 1929 obbligava anche il governo italiano a finanziare periodicamente il clero e a versare una grande somma di denaro per compensare la Chiesa delle sue perdite territoriali. Il cattolicesimo fu riconosciuto come unica religione di stato, e la Chiesa, a sua volta, riconobbe la legittimità del Regno d'Italia e di Roma come sua capitale. Il Concordato del 1929 è stato in seguito emendato da un accordo tra la Chiesa e il governo italiano nel 1984.

Il nuovo trattato non riconosceva più la religione cattolica come "religione di stato", partendo dal principio che tutte le chiese sono uguali e ciascuna può organizzarsi e svolgere le proprie attività liberamente, nel quadro delle leggi in vigore. Con il nuovo accordo, l'insegnamento della religione nelle scuole italiane non è più obbligatorio, ma ogni alunno può frequentare o meno le lezioni di religione. Anche il finanziamento statale della Chiesa cattolica è stato abolito: dal 1984, il sostegno economico alle attività del clero è assicurato dalle donazioni volontarie dei fedeli.

E il rapporto con la Francia?
Anche se i rapporti tra la Francia e il Papato erano esistiti in vari gradi fin dall'VIII secolo, le prime relazioni veramente ufficiali risalgono al XVI secolo. Nel 1516, Francesco I e Leone X firmarono il primo concordato tra i due Stati. Conosciuto come il Concordato di Bologna, esso era un accordo sulla nomina dei vescovi, il quale rimase in vigore per diversi secoli fino alla Rivoluzione. Nel 1790, infatti, l’Assemblea costituente vi sostituì la Costituzione Civile del Clero. Nel 1801, Napoleone Bonaparte firmò un altro concordato con Pio VII, di nuovo un accordo per la nomina dei vescovi, ma che stabiliva anche che i funzionari religiosi ricevessero uno stipendio dallo stato. Questo sistema, che è ancora in vigore in Alsazia e nella Mosella, fu abolito nel 1905 quando le chiese e lo stato furono separati. È importante ricordare il ruolo della Francia dalla parte del Papa durante la Questione Romana. Dopo la proclamazione del nuovo stato italiano, il 17 marzo 1861, bisognava risolvere un problema che rimaneva irrisolto: il completamento dell'Unità, per il quale la presenza del Papa a Roma rappresentava il principale ostacolo. A quel tempo l'Italia era in ottimi rapporti con la Francia, che manteneva costantemente una forza di occupazione a Roma ed era l'alleato più affidabile e il principale partner economico dell'Italia; inoltre, i cattolici costituivano la stragrande maggioranza della popolazione italiana. La sovranità di Pio IX era garantita dalla presenza di una guarnigione francese a Roma. Napoleone III, impegnato con il Piemonte in una guerra per unificare l'Italia, non poteva liberare tutta l'Italia o porre fine al potere secolare del papa senza turbare i cattolici francesi.
Egli esitò e infine evacuò Roma nel dicembre del 1866, ma quando Garibaldi, con il consenso segreto del governo italiano, si preparò a invadere lo Stato Pontificio, i francesi si affrettarono a tornare indietro e lo fermarono a Mentana, il 3 novembre 1867. La guerra con la Germania costrinse la Francia a ritirare le sue truppe, e dopo di che l'Italia occupò Roma e ne fece la sua capitale: era il 20 settembre 1870. La Questione fu risolta definitivamente solo nel 1929, con l'Accordo Lateranense tra Mussolini e Pio XI. Questo episodio è noto come la "Breccia di Porta Pia": il 20 settembre, alle 9 del mattino, dopo aver lanciato diverse offensive contemporaneamente, l'artiglieria del nuovo re d'Italia irruppe nell'antico ma spesso muro della città papale a Porta Pia, a nord-est della città. Le truppe reali entrarono nei giardini di Villa Bonaparte, che oggi ospita l'ambasciata francese presso la Santa Sede.
Come altri 83 paesi, la Francia possiede ora un'ambasciata a Roma i cui diplomatici sono responsabili delle relazioni con la Santa Sede. Secondo l'accordo del 1921, la Santa Sede si impegna a consultare le autorità francesi per qualsiasi nomina di un vescovo. Da quattro a sei settimane prima che il Vaticano pubblichi la nomina, Roma invia il nome del vescovo proposto a Parigi affinché le autorità possano fare eventuali commenti alla Santa Sede. Questa procedura non ha mai portato al blocco di una nomina, tranne nell'immediato dopoguerra, quando il generale de Gaulle si oppose alla promozione di un vescovo che era vicino a Vichy. Tra Roma e Parigi non mancano le aree di convergenza, che comprendono l'ecologia, la difesa del multilateralismo, una visione comune su questioni importanti come il Libano o la difesa di una soluzione alla crisi israelo-palestinese. Altre tematiche sono più sensibili, come le questioni sociali o il possesso di armi nucleari, che rappresentano una profonda divergenza tra la Francia e la Santa Sede.